L’étoile Olga Smirnova lascia il Bolshoi

Olga Smirnova, nata nel 1991 a San Pietroburgo, è ufficialmente prima ballerina dell’Het Nationale Ballet (Balletto Nazionale Olandese) con sede ad Amsterdam, Olanda. La giovanissima allieva della celebre Marina Kondratieva ha lasciato definitivamente il Bolshoi per divergenze di opinioni sull’attuale conflitto in Ucraina. Smirnova non è l’unica ad aver deciso di lasciare il paese: dall’inizio della guerra sono moltissimi i russi che stanno emigrando, spesso utilizzando la linea ferroviaria che collega Helsinki (Finlandia) a San Pietroburgo.

“Diamo il benvenuto alla prima ballerina Olga Smirnova del Russian Bolshoi Ballet e al solista Victor Caixeta del Mariinskij di San Pietroburgo nella nostra compagnia con effetto immediato – si legge in un post del Balletto nazionale olandese – Non è stato possibile per entrambi i ballerini continuare a lavorare in Russia a causa della guerra in Ucraina, motivo per cui entrambi hanno deciso di unirsi al Dutch National Ballet. Li accogliamo entrambi a braccia aperte. OIga danzerà il suo primo ruolo con la nostra compagnia nel balletto classico Raymonda (date da annunciare) che vedrà anche la partecipazione di Victor”. “Smirnova è stata esplicita nella sua recente denuncia dell’invasione russa dell’Ucraina che rende insopportabile per lei continuare a lavorare nel suo Paese”, ha aggiunto il Balletto nazionale olandese.

Sara Zuccari

Jacopo Tissi nominato étoile del Bolshoi, una stella italiana in Russia

Jacopo Tissi dopo essersi diplomato al Teatro La Scala di Milano, è stato il primo danzatore italiano nella storia ad essere stato ammesso al Teatro Bolshoi, nominato qualche giorno fa étoile dello stesso teatro. Jacopo Tissi è stato promosso étoile dal direttore del corpo di ballo del Bolshoi Makhar Vaziev dopo aver danzato il ruolo del  Principe nella versione di Schiaccianoci di Yuri Grigorovich il 31 dicembre.

Nato nel 1995 in Landriano, in provincia di Pavia, Jacopo Tissi ha conseguito il suo diploma alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala nel 2014, sotto l’egida dei maestri Maurizio Vanadia e Leonid Nikonov. Durante la stagione 2014-2015 ha danzato presso il Vienna State Ballet sotto la direzione di Manuel Legris. Nella stagione 2015-2016 è tornato in Italia, dove ha lavorato come solista aggiunto presso La Scala sotto la direzione di Makhar Vaziev, con i ripetitori Vladimir Derevianko ed Olga Chenchikova.

Nel 2016 è volato in Russia per entrare a far parte della compagnia del Bolshoi, dove da aggiunto è diventato in brevissimo tempo primo ballerino. Molteplici i ruoli di repertorio interpretati, in cui si è sempre distinto per tecnica, grazia ed eleganza. Il segreto della sua brillante carriera è sicuramente nella sua grande dedizione e nel suo spirito di sacrificio, unito a un pizzico di coraggio. Tra i suoi spunti di ispirazione negli anni in cui studiava alla Scala Roberto Bolle e per alcuni Tissi è considerato il suo erede, anche per l’incredibile somiglianza fisica. Di sicuro il suo talento lo rende uno dei danzatori più promettenti del panorama artistico internazionale, oltre che un orgoglio e un vanto per l’Italia.

Sara Zuccari

Jacopo Tissi una stella in Russia, orgoglio italiano

Jacopo Tissi Il Futuro della danza italiana. Il giovane Jacopo Tissi (Classe 1995) nasce a Landriano (Pavia),  è sicuramente l’erede naturale del mostro sacro della danza italiana e internazionale Roberto Bolle. Si è formato all’Accademia della Scala dove ha subito dimostrato di essere un vero fuoriclasse.  Durante la stagione 2014/15 ha ballato con il Balletto di Stato di Vienna sotto la direzione di Manuel Legris, nella stagione 2015/16 è entrato a far parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala sotto la direzione di Makhar Vaziev, avendo come repetiteurs Vladimir Derevianko e Olga Chenchikova. Attualmente è Primo Solista nel Corpo di Ballo del Teatro Boslhoi di Mosca. – 

Jacopo, tu parti da Landriano, un piccolo centro vicino a Pavia.  Come ti sei avvicinato alla danza o meglio come la danza è venuta a bussare alla porta di casa tua?

Diciamo all’incirca a 5 anni, forse perché ho anche i primi ricordi più chiari.

Ballavo sempre quando mettevano la musica, mi piaceva ballare e anche esibirmi , ovviamente la mia danza non aveva una direzione già precisa, però la danza classica mi ha catturato, anche dal televisore di casa.

Quando ho visto il balletto classico per la prima volta in tv ho chiesto ai miei genitori di iscrivermi ad un corso di danza classica.

Poi arriva il grande giorno la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Che ricordi hai? 

Ricordo con grande affetto gli anni alla Scuola di ballo, sono stati otto anni molto importanti e molto incisivi nella mia crescita. Ricordo dalla prima audizione, ai primi spettacoli al Teatro Alla Scala, gli esami, gli spettacoli al teatro Strehler , il diploma .. custodisco tanti ricordi speciali del mio periodo accademico.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai riscontrato nel percorso coreutico?

Combinare la Scuola di Ballo alla Scuola Statale, soprattutto quando sono passato al Liceo serale, tra gli orari e gli impegni non è stato facile. Dall’altra parte lavorare e rinforzare il mio corpo con una crescita molto rapida e significativa, cosa che poi è stata un vantaggio per il mio percorso.

Makhar Vaziev quanto devi al Maestro? Cosa è stato fondamentale in quel momento per spiccare il volo? Devi ringraziare qualcun’atro che è stato altrettanto fondamentale?

Tantissimo. Vaziev è il mio mentore, la persona che ha permesso di realizzare tutto quello che mi è accaduto fino ad oggi, che ha formato il mio carattere e la mia impostazione, una persona molto speciale per me.

Il lavoro , tanto, ogni giorno in sala tutto il giorno e il carattere, credo sia una cosa molto importante.

La mia famiglia, che è la mia forza sempre; I miei maestri all’Accademia del Teatro alla Scala e il mio insegnante al Bolshoi, Alexander Vetrov. Da quando sono arrivato a Mosca ad oggi ho lavorato con lui gran parte dei balletti del repertorio, mi ha fatto crescere molto sia tecnicamente che artisticamente, gli sono molto affezionato ed è per me un grande sostegno.

La prima volta che ti è stato affidato un ruolo da primo ballerino cosa, dove e quando?

Il Principe Desiré nella prima della Bella Addormenta di Ratmansky al Teatro alla Scala, con Svetlana Zakharova, una persona per me molto importante e a cui devo molto. Lo considero il mio battesimo di scena.

Cosa hai pensato, prima di entrare in scena?

“È la tua occasione”.

Sei scaramantico? Se si custodisci per caso un rituale?

Diciamo che a queste cose è bene non crederci però anche non crederci non è bene.

Secondo te, qual è la dote che non può mancare ad un ballerino?

Il carattere.

Esiste l’amicizia tra danzatori, artisti e colleghi?

Sì.

Il ruolo ballettisticamente parlando che ti rappresenta di più?

Ci sono una serie di ruoli a cui tengo particolarmente, è difficile sceglierne uno. Ogni ruolo rappresenta una diversa parte di me.

Ti senti più Albrecht o Basilio?

Albrecht sicuramente.

Come ti avvicini ad un personaggio che devi interpretare? 

Conoscendo bene il soggetto, traendo ispirazione guardando le performance di altri ballerini, anche del passato e poi il lavoro in sala alla ricerca dei passaggi tecnici e delle sfumature dell’interpretazione, avvicinarsi ad un ruolo vuol dire anche fare una ricerca dentro se stessi.

Tu sei bellissimo. La bellezza conta per una carriera importante?

Grazie, ognuno ha le proprie qualità. L’estetica credo sia un elemento importante sul palcoscenico, però non è tutto. Il pubblico vuole vedere qualcosa di speciale, ognuno deve saper giocare le proprie carte.

Ora sei in Russia, raccontaci?

Sono sempre stato attratto dal balletto russo, sin dagli inizi degli studi. È sempre stato un sogno nel cassetto poter venire al Bolshoi, a Mosca, a San Pietroburgo.. è stato per me un cambiamento importante trasferirmi qui, anche non facile, dovendo confrontarmi con un nuovo mondo, una nuova lingua .. allo stesso tempo oggi sono molto contento di tutto quello che ho ricevuto in questi anni sia dal profilo professionale che personale, la Russia è un paese che supporta enormemente il balletto, il Bolshoi e la cultura in generale, cosa che permette agli artisti di avere una grande possibilità di arricchirsi.

Tu sei consapevole che oggi sei la nostra stella italiana e il nostro orgoglio?

Mi fa molto piacere sentire queste parole, ogni volta che mi esibisco porto con me anche il nome dell’Italia e questa è per me una grande responsabilità, ma anche un grande onore.

Talento a parte, come si diventa Jacopo Tissi?

Non penso di essere “arrivato”, la realizzazione di se stessi è un processo lungo e continuo. Però posso dire che quello che ho raggiunto fino ad oggi , arriva da tanto lavoro, coraggio e spirito di sacrificio.

Tra i miti della danza ce n’è uno che è stato per te fonte di ispirazione?

Non posso dire di avere solo un ballerino come fonte d’ispirazione, però tra questi sicuramente Barishnikov, Nureyev,Valdimir Vasiliev, Soloviev, Liepa ..

Che cosa rappresenta per te il palcoscenico e la definizione artista che significato ha?

Il palcoscenico è il senso del nostro lavoro, il risultato in scena, il momento in cui tutto vive, un momento pieno di un’energia incomparabile.

Artista per me è la persona che riesce a trovare in se e a tirare fuori il linguaggio, l’energia per trasmettere la sua danza alle persone sul palco e al pubblico, colui che riesce ad essere padrone della scena.

Cosa pensi del mondo della danza ? 

Credo che in questo difficile periodo per tutti, il mondo della danza stia attraversando un momento molto duro, penso e spero che nelle priorità e nelle esigenze di ogni giorno ci saranno la volontà di investire in questo settore, di preservare la tradizione e di incentivare l’istruzione e la divulgazione.

Che cosa significa la danza per te? 

Un linguaggio di espressione senza eguali, la voce dell’anima che si espande nei movimenti.

Il tuo sogno nel cassetto?

È un periodo particolare, penso a tante cose, sono sempre desideroso di nuove esperienze, ruoli, si vedrà.

Progetti futuri?

Lago dei cigni in Kazan e Schiaccianoci al Bolshoi.

Sara Zuccari