Miguel Ángel Zotto a Roma con “Tango”

“La mia famiglia era di Trani…”: è questo l’incipit, affidato alla voce registrata di Astor Piazzolla, dello spettacolo Tango. Historias de Astor con cui Miguel Ángel Zotto, leggenda vivente del tango, omaggia il musicista e compositore argentino di origine italiana Astor Pantaléon Piazzolla, nato a Mar Del Plata nel 1921 e morto a Buenos Aires nel 1992.

Dopo il successo di due stagioni fa, torna per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Olimpico da giovedì 31 ottobre a domenica 3 novembre, lo spettacolo scritto, coreografato, diretto e danzato dall’argentino Miguel Ángel Zotto, e dedicato alla vita e alla storia di Piazzolla, considerato universalmente il padre del tango moderno. Rappresentato per la prima volta a Trani nel 2021, in occasione del centenario della nascita del musicista, Tango. Historias de Astor torna a Roma in una nuova versione che ha debuttato a Bologna nel 2023.

«Ho conosciuto Astor Piazzolla nel 1989 a Parigi. Portavo in scena un mio spettacolo a Parigi e lui mi avvicinò tramite un amico comune, José Pons, per complimentarsi con me», ricorda Zotto che considera Piazzolla il suo nume tutelare. La stima per il lavoro di Zotto fu tale che Piazzolla gli affidò le coreografie dell’allestimento di Broadway di María de Buenos Aires, opera-tango su libretto di Horacio Ferrer. Quest’ultimo, in una lettera custodita gelosamente dal ballerino, lo descrive come «il più grande rivoluzionario dell’epoca attuale della storia del tango».

Insieme alla vita di Astor Piazzolla, Zotto porterà in scena la storia di un genere musicale e di un ballo che è l’essenza stessa dell’Argentina. A guidare la narrazione dello spettacolo sarà un angelo, identificato come l’angelo del tango, cui Astor racconta la sua vita dall’infanzia all’incontro con il tango, dalle orchestre in cui suonò alla direzione dell’Orchestra Fiorentina alla messa in scena di María de Buenos Aires.

In una scena essenziale, cadenzata da immagini d’epoca della vita di Piazzolla che scorreranno su un videowall, Miguel Ángel Zotto e Daiana Guspero, compagni di tango e di vita, danzeranno insieme ad altre quattro coppie di ballerini della Compagnia TangoX2 (oltre trent’anni di attività a livello internazionale) e della Zotto Tango Academy, la scuola milanese in cui il tanguero insegna la sua arte: sono Pablo García e Roberta Beccarini, Leandro Oliver e Johana Copes, Cristian Luna e Ludovica Antonietti, Mauro Rodríguez e Suria López Echeverría. Sul palco anche i cantanti Laura Offen (anche attrice) e Carlos Habiague, e i musicisti dell’orchestra Tango Sonos formata da Nicola Ippolito (pianoforte), Antonio Ippolito (bandoneón), Alessio Menegolli (contrabbasso) e Simone Rossetti Bazzaro (violino). Eseguiranno dal vivo tutti brani di Astor Piazzolla, da quelli più celebri, da Triunfal a Libertango, da Milonga del Angel a Quejas de bandoneón, fino alla commovente Adiós Nonino, scritta per la morte del padre Vicente Piazzolla. Una cavalcata attraverso il miglior repertorio del compositore argentino che dal tango nato nei barrios di Buenos Aires seppe distillare uno suono moderno e originale, dove la tradizione si combina con l’avanguardia colta.

Sara Zuccari

Lo Schiaccianoci del Balletto di Roma coreografia Massimiliano Volpini

Dopo aver portato per anni in scena lo Schiaccianoci di Mario Piazza, nella stagione 2017/2018 il Balletto di Roma ha prodotto una nuova versione de Lo Schiaccianoci, balletto simbolo della tradizione natalizia, a firma di Massimiliano Volpini, su musica di P.I. Čajkovskij, con scene e costumi di Erika Carretta, per il 2023 riallestita con nuovo cast, in scena al Teatro Lea Padovani di Montalto di Castro in collaborazione con ATCL martedì 5 dicembre ore 21. La rilettura del coreografo è uno stimolo ecologico a riflettere sulla condizione delle persone-rifiuto, sullo smarrimento d’identità sociale e sui mille volti del nostro “essere”. Alla ricca e festosa Casa Stahlbaum, ambientazione originale del primo atto, si sostituisce un’immaginaria periferia metropolitana abitata da senzatetto. Un imponente muro separa questa zona dal centro della città. Babbo Natale diviene, qui, un misterioso benefattore di quartiere e lo Schiaccianoci, il suo dono più atteso, rappresenta l’eroe, colui che ce l’ha fatta, ha superato le barriere della povertà per catapultarsi nelle meraviglie della ricchezza. Il secondo atto riaggancia ambientazioni e personaggi della tradizione, in un viaggio tra le danze del mondo in compagnia di personaggi bizzarri. Da una scena di mattoni, crepe e graffiti si passa, improvvisamente, a un luogo incantato, fuori dal tempo. Ma il binomio realtà-sogno lascia spazio alla riflessione, lucida e poetica, sui risvolti terreni di una società contemporanea multiforme. Una coreografia dinamica e innovativa, arricchita oggi dalla partecipazione straordinaria di Carola Puddu nel ruolo della Fata Confetto, dalla presenza di azioni di urban dance curate da Kevin Castillo e da un artista di strada eccellente come Giako in una nuova versione del ruolo di Drosselmeyer. Ridimensionando la misura dello sfarzo pur senza perdere di impatto emotivo, la coreografia di Volpini realizza – nel rispetto del repertorio – una versione moderna, fresca e vitale di un testo fondamentale del balletto russo.

 

BALLETTO DI ROMA

La Compagnia del Balletto di Roma promuove da sempre la produzione e la diffusione della danza d’autore italiana in Europa e nel mondo, con un repertorio attento oggi all’innovazione e alla ricerca, fondata sulla storia e la tradizione che lo hanno reso famoso. Il Balletto di Roma nasce nel 1960 dal sodalizio artistico tra due icone della danza italiana: Franca Bartolomei e Walter Zappolini. Nel corso dei suoi 63 anni di vita, ha visto susseguirsi prestigiose collaborazioni e molteplici anime creative, che hanno contribuito a far crescere l’attività produttiva sia in termini di quantità che di qualità delle opere allestite, con un crescente consenso di pubblico. Con il passare del tempo la Compagnia romana ha costruito un modello produttivo unico nel suo genere in Italia, volto alla preservazione del repertorio e al rinnovamento dello stesso, attraverso il sostegno della creatività coreografica e il mantenimento del livello tecnico e interpretativo dei danzatori. L’attuale profilo artistico della struttura è frutto dell’attività manageriale di Luciano Carratoni, direttore generale del Balletto di Roma, che fin dai primi anni duemila ha affidato gli orizzonti artistici a personalità della danza italiana e internazionale: da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, a Cristina Bozzolini e Roberto Casarotto fino al 2017, per poi portare dal 2018 un significativo cambio generazionale al vertice della struttura nominando alla direzione artistica Francesca Magnini. La nuova figura artistica ha rafforzato gli schemi e ampliato gli obiettivi d’internazionalizzazione coinvolgendo enti e istituzioni, attive in questo importante processo di crescita che ha permesso di coniugare al meglio la tradizione con l’innovazione e di sviluppare la presenza della Compagnia in Europa e nel mondo.

Sara Zuccari

 

Il Balletto di Roma in cena con “Il lago dei cigni, ovvero Il canto”

La stagione della danza dell’Accademia Filarmonica Romana si inaugura martedì 17 ottobre (ore 20.30) con il nuovo allestimento del Balletto di Roma Il lago dei cigni, ovvero Il canto in scena fino al 22 ottobre al Teatro Olimpico.

Fra i più stimati artisti contemporanei italiani, capace di garantire quell’originalità coreografica e registica che da sempre ne caratterizza le creazioni e il successo, Fabrizio Monteverde reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di Čajkovskij, in un percorso struggente di illusioni e memoria, che vede protagoniste nel ruolo del Cigno Nero Carola Puddu, giovanissima beniamina del pubblico della danza, nota anche per la loro partecipazione alla trasmissione “Amici”, e nel ruolo del Cigno Bianco Roberta De Simone stabilmente nel Balletto di Roma dal 2009, interprete di ruoli solistici e principali delle produzioni della compagnia.

Lo spettacolo consolida la collaborazione fra Filarmonica e Balletto di Roma, cui l’istituzione affida per il secondo anno consecutivo l’apertura della stagione della danza. La compagnia è fra l’altro appena rientrata da una fortunata tournée internazionale in Cina che ha concluso i festeggiamenti per il ventennale di un’altra fortunata produzione, Giulietta e Romeo, che proprio un anno fa, sempre con la coreografia di Monteverde, apriva la stagione 22-23 della Filarmonica. Una tournée impegnativa, sempre sold out, durata un mese con più di 5000 chilometri percorsi, che ha portato il Balletto di Roma nei principali teatri di 9 città, fra cui Pechino e Shangai.

Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, Il lago dei cigni è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza” avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico Il canto del cigno (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera.

Con dichiarata derivazione intellettuale dallo scrittore russo, il Lago di Monteverde trova ne Il Canto il proprio naturale compimento drammaturgico e porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago.

Persi tra i ruoli di una lunga carriera, i danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta si aggrapperanno ad un ultimo Lago, tra il ricordo sofferto di un’arte che travolge la vita e il tentativo estremo di rimandarne il finale. Individualità imprigionate in una coazione a ripetere, sabotatori della propria salvifica presa di coscienza oltre i ruoli di una vita svanita, gli interpreti ripercorreranno la trama di un Lago senza fine, reiterandovi gesti e legami nella speranza straziante di sopravvivere al finale di una replica interminabile. Condannata ad una perenne metamorfosi, donna a metà tra il bene e il male, Odette/Odile sarà cigno e principessa, buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda. Metafora di un’arte che non conosce traguardo, cercherà sé stessa in un viaggio tormentato d’amore, tradimento, prigionia e liberazione. In un teatro in cui tutto ha inizio e nulla ha mai fine, andrà incontro agli stracci consumati di una vita d’artista con lo spirito bianco di una Venere per sempre giovane.

Sara Zuccari