Dopo un anno digiuno di spettacoli, palcoscenici e teatri, Kataklò Athletic Dance Theatre, la più importante compagnia italiana di physical theatre, torna sulle scene con uno spettacolo che inneggia alla ripartenza: Back to Dance. In scena giovedì 10 marzo alle ore 21, al Politeama Clarici di Foligno.
Giulia Staccioli firma uno spettacolo che accosta frammenti differenti, inediti e di repertorio, portabandiera di un messaggio di speranza: “raccogliamo tutti i pezzi, ricostruiamoci, rigeneriamoci, mostriamoci nuovi, ma sempre fedeli a noi stessi. Insomma, torniamo a ballare!”.
“Back to Dance racconta il ritorno sul palcoscenico dei propri danzatori, un’occasione in cui condividere finalmente il bagaglio di esperienza emotiva che abbiamo maturato negli ultimi mesi – spiega la coreografa e fondatrice della compagnia – Giocando con l’ironia, con l’energia e con l’intensità proprie dello stile Kataklò, Back to Dance dà voce ai desideri e ai bisogni con cui spesso, ultimamente, ci siamo dovuti confrontare: il camminare liberi tra la gente, facendosi trasportare dal flusso, il sentirsi parte di un tutto che si muove con decisione nella stessa direzione rimanendo solido nonostante le difficoltà, un abbraccio, delicato o scontroso, purché sia fisico, il ritrovarsi ad una festa e scatenarsi senza pensieri. Tutto quello che eravamo sembra essere stato messo in pausa, immobile, come in una vecchia fotografia, ma Kataklò decide di schiacciare play e di ricominciare con più energia di prima”.
Kataklò Athletic Dance Theatre, da oltre 25 anni ambasciatrice del made in Italy nel mondo, è riconosciuta per essere la prima compagnia teatrale ad aver introdotto l’athletic theatre nel panorama della danza italiana. Nata dal genio artistico di Giulia Staccioli, Kataklò propone un teatro-danza energico ed espressivo in cui il corpo, attraverso uno stile che intreccia sapientemente le discipline della danza contemporanea, acrobatica, aerea e del teatro fisico, viene esaltato come promotore di un linguaggio eclettico e trasversale in grado di superare barriere linguistiche, sociali e generazionali.
Sara Zuccari