Lo spettacolo si apre con la Presentazione ideata da Frédéric Olivieri sulle note del Concerto per due violini e orchestra in re minore di Johann Sebastian Bach. La presentazione consente agli allievi di dimostrare i diversi livelli tecnici e interpretativi raggiunti a seconda del corso frequentato fra gli otto in cui si articola il loro percorso formativo.
Seguono due creazioni firmate da due artisti della scena contemporanea.
La prima è uno dei pezzi più noti di Matteo Levaggi, danzatore, coreografo eclettico e versatile, da sempre aperto alla contaminazione fra diversi linguaggi artistici. Si tratta di Largo, ideato nel 2007 per il Ballet du Grand Théâtre de Genève su musiche di Šostakóvič, per due grandi ballerini come Céline Cassone e Bruno Roy. Il balletto, andato in scena per la prima volta a Parigi, quindi a Miami e New York fra gli altri, è nato per danzatori dalla forte formazione classica, ma vira verso un vocabolario di movimento più contemporaneo. Oggi Levaggi aggiunge una figura maschile, scegliendo un’altra composizione musicale, la Suite n. 1 in sol maggiore per violoncello solo di Johann Sebastian Bach. È lo stesso Levaggi a sottolineare come tali cambiamenti gli abbiano permesso di “rigenerare i passi originali del balletto infondendo più energia e facendo un lavoro più ampio nello spazio, con una nuova musicalità, una nuova vita”. Prosegue Levaggi: “Devo dire che lavorare con giovani danzatori ha sempre fatto parte del mio percorso artistico, sin dall’esperienza al Balletto Teatro di Torino e ho spesso ideato delle creazioni per dei ballerini all’inizio della loro carriera. Riprendere oggi per i ragazzi dell’Accademia scaligera un pezzo per me così fortunato, che ha segnato il momento in cui mi sono reso conto che la coreografia sarebbe stata il mio lavoro e consegnarlo loro in una nuova veste mi dà profonda gioia. Mi piace trattare questi danzatori come fossero già dei professionisti, lasciandoli anche liberi di esprimersi affinché possano smuovere qualcosa nel loro corpo e nella loro mente, cosicché il loro impegno non rimanga sul piano prettamente didattico, ma si trasformi già in un lavoro artistico”.
La seconda creazione è stata affidata a Valentino Zucchetti, formatosi fra la scuola scaligera e la Royal Ballet School, oggi First Soloist del Royal Ballet, che si è già distinto per diverse esperienze coreografiche per le quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, non ultima Anemoi, andata in scena in prima mondiale alla Royal Opera House nel 2021 con notevole successo. La creazione appositamente pensata per la Scuola di Ballo, dal titolo Canone Allegro, impegna sul primo movimento del Concerto per violino e orchestra, op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy quattordici danzatori, undici ragazzi e tre ragazze di età compresa fra i 16 e i 18 anni, dal 6° all’8° corso, in un susseguirsi di passi che richiedono grandi doti tecniche ed espressive. Come ha affermato Zucchetti “la scelta di una coreografia “a canone”, interessante perché permette di cavalcare l’onda di certe strutture musicali, nasce dalla volontà di portare i ragazzi a un livello tecnico superiore, stimolandone soprattutto le capacità interpretative e chiedendo loro di danzare con vibrante energia come richiede la musica di Mendelssohn-Bartholdy caratterizzata da un ritmo molto incalzante”. “Ho voluto” continua Zucchetti “accompagnare gli allievi in un percorso di crescita, aiutandoli non solo a comprendere ogni passo, ogni sequenza, prendendoli per mano, ma anche ad affrontare la scena dal punto di vista psicologico, soprattutto dopo due anni in cui tale crescita è stata molto rallentata a causa della sosta forzata per la pandemia. Vedere il loro progresso in queste settimane di lavoro mi ha colpito tantissimo”. La Masterclass di preparazione a Canone Allegro è stata sostenuta da Equita, banca d’affari indipendente italiana.
Si chiude con Serenade, uno dei balletti più conosciuti di George Balanchine, su musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij, ripreso da Patricia Neary, che dopo la brillante carriera come solista del New York City Ballet sotto l’egida dello stesso Balanchine ne ha raccolto l’eredità, riproponendone in tutto il mondo gli allestimenti. La scuola aveva già interpretato il celebre balletto nel 2013 e nel 2014.
George Balanchine crea Serenade sulle note dell’omonima composizione di Čajkovskij Serenata in do maggiore per orchestra d’archi, op. 48 nel 1934 per gli allievi della School of American Ballet, appena fondata con Lincoln Kirstein e Edward M. M. Warburg ed è il primo balletto a serata intera che porta la sua firma a distanza di pochissimi mesi dal suo arrivo negli Stati Uniti. Balanchine, volendo infondere al balletto una vena malinconica, inverte l’ordine dei movimenti musicali spostando il terzo, Elegia, alla fine.
Serenade, che costituisce uno degli esempi più alti del suo stile, vede 28 ballerini in costumi celesti danzare davanti a un fondale della medesima tonalità. Come lui stesso scriveva in Complete Stories of the Great Ballets: “Per Serenade molti pensano che ci sia una storia nascosta nel balletto. Non c’è. Sono semplicemente danzatori in movimento su un bel pezzo di musica. L’unica storia è la storia della musica, una serenata, una danza, se si preferisce, al chiaro di luna”.
Gli allievi torneranno sul palcoscenico il 15 e 17 maggio. E sarà il Teatro alla Scala ad ospitare lo spettacolo della Scuola di Ballo, con l’Orchestra dell’Accademia diretta da Pietro Mianiti.
Sara Zuccari